martedì 8 marzo 2011

Minacce, ddl, un referendum “bagnato” e l’acqua che s’infiamma

Viaggio nel mondo dell’acqua firmato da Alida Amico per ‘centonove’ di questa settimana.


"5 proposte di legge. di cui una di iniziativa popolare, ha raccolto oltre 34 mila firme. Ma la preoccupazione del Forum, è che intorno alla proposta di ripubblicizzazione dell’acqua – che sottrarrebbe alla gestione privata ben 5,8 miliardi di euro, tra fondi europei, nazionali e regionali per i prossimi 30 anni, possano annidarsi interessi malavitosi. In tale contesto, vengono interpretate anche le gravi minacce ed intimidazioni, subite ultimamente dal sindaco di Menfi, Michele Botta. Da tempo in prima fila, contro la privatizzazione del servizio idrico. L’’ultimo “avvertimento”, con una lettera di minacce, è arrivato al primo cittadino proprio il giorno dopo la manifestazione tenutasi a Palermo – in cui era intervenuto – per fare approvare la legge per l’acqua pubblica in Sicilia.
Un referendum “bagnato”
La prova del nove, si avrà tra aprile e giugno. Quando, se non si andrà prima alle elezioni anticipate, tutti i cittadini saranno chiamati alle urne, per il referendum riguardante lo scottante tema della “ripubblicizzazione” del servizio idrico. Il voto avrà luogo, perché la Consulta, ha ammesso i due “quesiti” referendari proposti dal Forum dei movimenti per l’acqua.“Stiamo costituendo comitati di cittadini allargati il più possibile a tutti coloro che vorranno farne parte – preannuncia il deputato regionale del Pd, Giovanni Panepinto, nella doppia veste anche di primo cittadino di Bivona. I sostenitori dei due “sì” proveranno a fare ritornare l’acqua in mano pubblica, chiedendo l’abrogazione di 2 articoli di legge. “Il primo quesito facendo venire meno il presupposto della rilevanza “economica” del servizio idrico, ne renderà interamente pubblica la sua gestione” annota Salvino Fiore (Udc), presidente del consiglio provinciale di Messina, il cui plenum ha votato (all’unanimità) il disegno di legge (sottoscritto anche da altri 134 consigli comunali siciliani), per la ripubblicizzazione dell’acqua nell’isola. “Mentre con il secondo quesito – spiega – verrebbe abrogata la imposizione del 7 per cento a carico dei cittadini a piè di lista. Intanto un po’ ovunque stanno sorgendo i comitati promotori referendari: da Palermo ad Agrigento, da Catania a Messina. Con una identica connotazione: senza bandiere dei partiti e tutti rigorosamente trasversali. Parallelamente, ben 5 disegni di legge, si trovano al vaglio della quarta Commissione Territorio ed Ambiente dell’Ars. Che li ha assegnati ad una sottocommissione, presieduta dal deputato regionale del Pd Roberto Ammatuna, per trovare una sintesi. La battaglia referendaria si incrocia con quella per fare approvare all’Ars la legge sulla “ripubblicizzazione” della gestione del servizio. Il “caso Aps”. Come la società Aps di Palermo, che gestisce il servizio idrico per conto dell’Ato1. “Dopo che la Provincia ha rescisso il contratto, la società privata – spiega Antonella Leto, del Dipartimento regionale Funzione pubblica della Cgil, nonché esponente del Forum siciliano per l’acqua – intende scaricare i debiti accumulati in questi anni, frutto di una gestione fallimentare, sui Comuni. E quindi sui cittadini, innalzandone le tariffe”. Idem ciò che sta accadendo anche nelle altre tre Province di Messina, Ragusa e Trapani…

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